Vorremmo iniziare questa intervista citandoti, “If you do goood you look goood”, un inno al bello che fa anche bene, alle persone e all’ambiente.
Bellezza e sostenibilità, due concetti interconnessi. E una mission: rendere le persone coscienti del loro impatto e farle sentire partecipi di un progetto che va oltre il prodotto. Dove va cercato il “goood”? Essere un “goooder” è anche (o soprattutto) uno stato d’animo, una filosofia di vita?
“If you do good, you look good” è la prima frase che è venuta fuori subito dopo aver trovato il nome Goooders.
Che cosa è Goooders?
Goooders è una community di persone che in qualche modo sentono la voglia di fare qualcosa con un impatto positivo. E ciò si riflette in cosa mangiano, in come viaggiano, in come comunicano…insomma un po’ su tutto!
Il senso è che se fai bene all’ambiente e a ciò che ti circonda alla fine risplendi di una luce particolare, quella dei Goooders!
Noi di Goooders, crediamo che ognuno debba fare del suo meglio nel modo più consono al suo stile di vita… Ad esempio non è necessario andare in Africa a fare esperienza in un villaggio se poi al ritorno si continua la vita con le stesse abitudini…
Va bene anche questo, ma è meglio cambiare le proprie pratiche quotidiane.
Mi spiego: ti piace fare sport? Benissimo! Noi ti incitiamo a prendere le scale o la bicicletta per andare a lavoro…
Ti piace uscire con le amiche? Ottimo! Ma perché non scegliere il bar che ha tolto la plastica?
Essere Goooders vuol dire fare delle scelte che non tolgono niente al nostro stile di vita -che resta piacevole e divertente- ma allo stesso tempo con il plus di avere un impatto positivo.
In una scala di valori da 1 a 10 quanto sei soddisfatta del tuo lavoro?
Dieci ma con una precisazione: si è sempre in crescita e si può sempre migliorare! Arrivare fin qua – devo essere sincera- è costato coraggio, fatica e ci sono stati momenti in cui non sapevo cosa stavo facendo…Ma adesso sono davvero fiera delle scelte che ho fatto a livello lavorativo e di vita.
Come concili lavoro, famiglia, passioni, tempo libero….?
Bisogna essere molto organizzati. Per me che sono una persona creativa è stato un enorme sforzo.
Ho adottato un’agenda e ho cercato di scandire i vari momenti della giornata! Perché ci vuole disciplina per conciliare tutto! Certo, nonostante questo, spesso tante persone si sentono trascurate perché il tempo a disposizione non è molto ma quello che dico io è che non sono un barattolo di nutella, non posso piacere a tutti! (ndr ride)
Quale è la tua formula del successo?
Più che di successo in senso stretto parlerei di successo di vita perché sono riuscita a fare quello che volevo e il mio lavoro non mi pesa.
Ritengo che il segreto sia comunque nell’allegria! Nella modalità quasi fanciullesca di affrontare anche i concetti più pesanti. Spesso affronto i temi della sostenibilità ma anche del maltrattamento delle donne e della povertà. Non voglio alleggerire questi temi ma il tone of voice di Goooders non è mai triste. Raccontiamo l’empowerment, storie di vittoria, di persone che credono e alla fine fanno bei prodotti. Secondo me la formula del successo di questa ultima avventura è stata quella di mantenere un tono allegro su tutto. Ho delle frasi attaccate sul computer una dice: “Non ti dimenticare mai di giocare”!
Il bello delle cose non va scordato, anche quando ci sono problemi seri.
Che virtù hai sviluppato grazie agli ostacoli superati per arrivare fino a qui?
Quello che mi ha incoraggiato molto (anche prima di fondare Goooders) è che le grandi storie di successo di donne che ce l ‘hanno fatta, una su tutte Ophra, sono state costellate da grandi porte chiuse in faccia. Il fallimento è sempre presente in storie di successo.
Anche nella mia storia non ci sono stati solo successi ma anche tante delusioni e cose non andate bene. E’ capitato anche che mettessi in dubbio la mia abilità di imprenditrice.
Adesso, dopo averlo provato tante volte, dico che ogni strada che si chiude è una opportunità.
La virtù è quindi la forza di vedere la luce dentro una situazione apparentemente buia.
Quindi vi dico…Facciamo tanti sbagli perché sono il motore del successo! E poi se non si sbaglia che si racconterà un giorno?
Chi è stato il tuo più grande supporter durante questo percorso?
Ho tantissimi amici e persone che mi hanno supportato.
Però se dovessi ringraziare qualcuno per la strada fatta, onestamente ringrazierei me stessa e George.
George, mi ha sempre riportato ad un livello terreno di responsabilità.
Rappresenta le cose semplici e per me è una sorta di fata madrina. E’ stato l’unico ad aspettarmi tutte le sere a casa.
E poi un grande grazie va a me stessa: ho avuto tanti momenti dove ho dovuto contare solo sulle mie braccia, contare su di me! Quindi mi devo ringraziare.
Una donna che ti ha ispirato?
Ce ne sono tantissime: Sofia Amoruso, con il suo libro, mi ha ispirato molto. Leggere le storie di altre donne con i loro consigli ed esperienze è stato fondamentale.
Se ti dovessero chiedere quali differenze ci sono tra una donna imprenditrice e un uomo imprenditore, cosa risponderesti?
Ancora tante purtroppo. Ci sono ancora troppe situazioni dove le donne non sono riconosciute abbastanza. La cosa preoccupante è che sembra diventato convenzionale per alcune donne anche una modalità di vestirsi e parlare come gli uomini. E in questo la maggior parte delle donne fa fatica a ritrovarsi. Se penso al mondo della finanza spesso vedo donne che si appiattiscono sul modello maschile. In realtà il mondo ha bisogno, nelle sfere manageriali ma anche politiche, di donne che portino la loro femminilità e il loro sentire. Anche a livello di numeri, quello che vedo, è che le donne che siedono a tavoli importanti sono ancora troppo poche.
Due nomi: George e Milano. Quanto contano per te?
Per me sono la vita. Sono come se fossero dei figli. Sono una parte fondamentale delle mia vita, li porto con me ovunque dal lavoro al taxi.
Ogni tanto mi fanno arrabbiare ma sono grata di averli.
Il tuo primo incontro con loro in una parola
George è stato un colpo di fulmine assoluto (frutto anche dell’incoscienza…avevo poco più di venti anni quando l’ho preso).
Milano invece mi ha rubato il cuore al primo sguardo.
Come passate il vostro tempo libero insieme?
La mattina ci svegliamo e facciamo colazione insieme, se riusciamo andiamo al parco. La sera li porto fuori con me, diciamo che li tratto un po’ come bambini!
Capita che George e Milano vengano con te a lavoro?
Si, quando posso li porto sempre con me.
Un’ultima domanda: cosa consiglieresti alle giovani donne che vogliono fare impresa?
Prima di tutto devono sentire quale è la loro missione. Bisogna partire da questo: dal proprio talento.
Da qui si crea l’impresa. Una volta creata, bisogna studiare, specializzarsi in cose diverse, ascoltare podcast.
Nel momento in cui l’impresa si lega alla tua mission tutto combacia.